Staged Photography

La staged photography è una tipologia di fotografia in cui le scene rappresentate sono meticolosamente pianificate e costruite, piuttosto che catturate spontaneamente. Al contrario della fotografia documentaria, che cerca di immortalare momenti reali e non mediati, nella staged photography ogni elemento dell’immagine è deliberatamente pensato dal fotografo, che diventa regista della scena. Questa tecnica può includere la costruzione di set, l’uso di attori o modelli, la scelta precisa dell’illuminazione e degli oggetti di scena, creando immagini che assomigliano più a dipinti o film che a fotografie tradizionali.

Le origini della staged photography risalgono alla metà del XIX secolo, quasi contemporaneamente all’invenzione della fotografia stessa. Uno dei pionieri fu Oscar Rejlander, che nel 1857 realizza The Two Ways of Life, un montaggio fotografico composto da diverse immagini, costruito per rappresentare un'allegoria morale. Un altro importante esponente è stato Henry Peach Robinson, che utilizza il fotomontaggio per creare scene narrative complesse, spesso ispirate alla pittura romantica. Entrambi i fotografi, influenzati dall'arte pittorica, hanno posto le basi per una pratica che avrebbe unito la fotografia alla messa in scena teatrale.

Nel XX secolo, la staged photography evolve, trovando esponenti chiave come Cindy Sherman, che con i suoi Untitled Film Stills degli anni '70 e '80 decostruisce gli stereotipi femminili attraverso autoritratti in cui impersonava diversi ruoli ispirati alla cultura pop e cinematografica. Jeff Wall, invece, è celebre per le sue immagini riccamente dettagliate e profondamente narrative, spesso ispirate a dipinti storici. Altro nome fondamentale è Gregory Crewdson, famoso per le sue immagini oniriche e cinematografiche, realizzate con enormi set e complessi sistemi di illuminazione.