Fotografia di moda
Negli anni Settanta del Novecento l’industria della moda si reinventa ancora una volta e i fotografi adottano un approccio sempre più spontaneo e dinamico, abbandonando schemi e pose rigide in virtù di scatti che riflettono – e, a volte, sfidano – la cultura del loro tempo. Dopo aver lavorato da "Harper’s Bazaar", Richard Avedon firma gran parte delle copertine di "Vogue" e realizza le campagne pubblicitarie per marchi come Gianni Versace, Calvin Klein e Revlon, diventando uno dei fotografi di moda più influenti del secondo dopoguerra.
Altrettanto significativi sono gli scatti di Irving Penn, che trascorre sessantasei anni al servizio di "Vogue" cambiandone il vocabolario visivo: vede il suo ruolo come qualcosa che va oltre la semplice registrazione di tessuti e ornamenti, descrivendolo come «vendere sogni, non vestiti». Nel 1974 viene invitato dal MET (New York) a documentare la sua collezione di alta moda e, in questa occasione, le modelle sono sostituite da manichini: ad esempio, in Vionnet Dress with Fan, Penn ritrae un abito in raso di Madeleine Vionnet, abbinato a un ventaglio di piume di pavone, che occupa il centro della scena. Negli stessi anni cambia anche l’atteggiamento nei confronti della sensualità ed Helmut Newton diventa famoso per i suoi scatti apertamente provocatori. Di per sé è un fotografo di moda ma gli abiti gli interessano solo marginalmente: la moda diventa così un pretesto per raccontare il corpo femminile senza pudore, in pose non convenzionali, in un gioco tra mostrare e nascondere che si traduce nell’essenza della sensualità.