Ugo Mulas. Fotografare la Pop Art
Il critico d’arte Giulio Carlo Argan ha definito il lavoro di Ugo Mulas come una critica d’arte fatta non con le parole ma con le immagini. Mulas, infatti, indaga l’atto creativo degli artisti mentre lo svolgono, dipingendo, scolpendo, o ne interpreta la concezione attraverso i gesti, gli eventi, gli accostamenti. Lo fa non solo per curiosità nei confronti degli artisti e per documentarne l’attività, ma anche per cercare di comprendere attraverso la loro opera e personalità che cosa sia l’arte, anche la propria.
Ugo Mulas, già immerso nell’ambiente artistico negli anni ’50, inizia nel ’54 a fotografare regolarmente ogni edizione della Biennale di Venezia. Nel ’64 vi registra il riconoscimento internazionale della Pop Art e comprende subito che per capirla bisogna recarsi sul posto. Parte così per New York e inizia un reportage indimenticabile che darà come esito lo storico libro New York: The Art Scene (1967). Dentro vi è tutta la scena pop al completo, da Jasper Johns a Tom Wesselman, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, George Segal, compresa di precursori come Marcel Duchamp e di contorno come gli innovatori dell’Espressionismo astratto come Kenneth Noland, Frank Stella e altri. Non mancherà poi di fotografare anche gli artisti pop italiani, cercandone e valorizzandone le peculiarità. Così la sua operazione fotografica diventa analitica, interrogando la fotografia stessa e la possibilità di farne a sua volta un’arte.