Fotodinamismo
Il fotodinamismo nasce con Anton Giulio Bragaglia nel primo ventennio del Novecento. Regista cinematografico e teatrale, Bragaglia sperimenta utilizzando la fotografia per dare forma al "dinamismo effettivo, realistico, degli oggetti in evoluzione di moto reale", liberando il linguaggio visivo dalla staticità. A differenza di precursori come Muybridge e Marey, il suo intento è culturale, non scientifico, mirato a nobilitare la fotografia elevandola ad arte.
A livello tecnico, il fotodinamismo utilizza tempi di posa molto lunghi di fronte a un soggetto in movimento, registrando immagini non definite e commettendo quello che veniva considerato un errore. Nel 1913, Bragaglia pubblica il testo Fotodinamismo futurista, associandolo al movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909. Il saggio utilizza un linguaggio "futurista", sintetico e aggressivo, con capitoli come "I precursori del Movimentismo" e "La realtà statica goduta in moto".
Tra gli oppositori più accesi al lavoro di Bragaglia, Umberto Boccioni considera “il libercolo mostruoso” una “presuntuosa inutilità”, valutando la fotografia come un'arte minore. Solo nel 1930, Marinetti e Guglielmo Sansoni (Tato) pubblicano il "Manifesto della fotografia futurista", riconoscendo l'importanza del pensiero di Bragaglia e delle immagini in movimento. Dall’anno successivo vengono organizzate grandi mostre a riguardo, come la "Mostra sperimentale di fotografia futurista" a Torino, con lavori di Bragaglia, Gramaglia e Tato.