Straight Photography

Nella prima metà del Novecento nasce la straight photography, ossia la fotografia diretta, una tendenza del linguaggio fotografico in opposizione alla fotografia pittorialista e, più in generale, a qualsiasi forma di manipolazione dell’immagine. L’espressione si deve al critico d’arte Sadakichi Hartmann e compare per la prima volta, nel 1907, in un suo articolo per la rivista "Camera Work" – fondata da Alfred Stieglitz

Secondo Hartmann, il fotografo dovrebbe affidarsi alla sua macchina fotografica, al suo occhio e buon gusto, alla sua conoscenza della composizione, considerando ogni fluttuazione di colore, luce e ombra, in modo tale da arrivare a un negativo talmente perfetto che non necessiti di alcuna successiva alterazione. Si rivendica così l’autonomia espressiva della fotografia e il ruolo della macchina fotografica nella costruzione dell’immagine del mondo moderno: la straight photography può descrivere o interpretare la realtà, ma senza stravolgerla (a differenza dei rappresentanti delle avanguardie), facendo emergere quel carattere più specificamente documentario che fa della (apparente) neutralità dello sguardo il suo punto di forza. 

Considerato un capofila della fotografia diretta e del reportage sociale, Paul Strand prende le distanze dalle tendenze pittorialiste – che avevano caratterizzato i suoi esordi – e coniuga l’adesione diretta alla realtà sociale con l’attenzione per l’aspetto compositivo, organizzando la sua prima mostra personale nel 1916 presso la Galleria 291