Street photography
Verso la fine dell’Ottocento, la street photography emerge come una forma d'arte rivoluzionaria, che testimonia il rapido cambiamento della vita urbana. In un'epoca di industrializzazione e urbanizzazione, le città occidentali si trasformano in labirinti di strade affollate, mercati vivaci e quartieri industriali. Fotografi come Eugène Atget e Jacob Riis affrontano le sfide delle prime macchine fotografiche, ingombranti e con tempi di esposizione lunghi, per catturare scene di vita quotidiana.
Atget, per esempio, mostra la vita in Francia, in particolare a Parigi, con circa diecimila fotografie di architettura e di paesaggio, dove emerge la quotidianità di chi vive questa città; Riis invece, ritrae le condizioni di vita negli ambienti poveri di New York, cercando di promuovere una maggiore consapevolezza sociale e incoraggiando un atteggiamento più interessato nei confronti di queste situazioni. Le loro fotografie, infatti, non solo documentano l'aspetto fisico delle città, ma anche le condizioni di vita delle classi lavoratrici, gli effetti dell'immigrazione e le disparità socio-economiche. La street photography, in questo periodo, si distingue per il suo realismo, contrapponendosi alla formalità delle fotografie posate contemporanee.
Agli inizi del Novecento poi, con l’introduzione sul mercato delle prime macchine fotografiche portatili, diventa più facile ritrarre la realtà circostante e catturare la spontaneità dei soggetti ripresi. Tra i nomi principali di questa seconda fase troviamo Izis Bidermanas, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau e Lisette Model.