Carte de visite
Fino alla fine degli anni Trenta dell’Ottocento, ogni fotografia era un pezzo unico, non riproducibile e per questo molto costosa; soltanto grazie a William Henry Fox Talbot è stato possibile ottenere immagini su carta (e non su una lastra di rame, come previsto con il dagherrotipo) e dotate anche di negativo, superando così il grosso limite della copia unica. Quasi venti anni dopo, André-Adolphe-Disdéri rivoluziona il mondo della fotografia, brevettando la carte de visite, che si potrebbe considerare, almeno esteticamente, l’anticipazione dell’istantanea o della fototessera.
La carte de visite viene introdotta in Europa nel 1854 e diventa rapidamente popolare: ci troviamo di fronte a ritratti di alta qualità, nitidi e precisi, delle dimensioni di circa 6x9 cm, con un lato che presenta la fotografia in miniatura, mentre l’altro è vuoto, così da poter inserire titoli, nomi o messaggi. Il formato ridotto permette di ottimizzare l’uso del materiale fotosensibile, riducendo i costi di produzione: per il prezzo di una fotografia grande, infatti, è possibile averne otto piccole, che iniziano ad essere scambiate come bigliettini da visita o collezionate se ritraggono persone importanti.
L’invenzione di Disdéri permette di diventare protagonisti di una o più fotografie, proprio come nei ritratti nobiliari in pittura, e si rivela una vera e propria mania, capace di propagarsi velocemente tra le diverse classi sociali e di arrivare anche in Inghilterra e in America.